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La Chiesa di Santa Caterina

Tags: Chiese

Nella parte alta di Termini Imerese, tra il panorama visibile dal Belvedere, dove mare e cielo si fondono, e il verde della villa Nicolò Palmeri si trova la Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria.

Essa sorge nel Pianoro di San Giovanni, una delle aree più antiche della città di Termini Imerese, poiché abitata già da greci e romani. In epoca medievale, l’area viene divisa in tre quartieri denominati Ruga, Caltagegne e Barlaci, e abitata da musulmani ed ebrei, questi ultimi espulsi nel 1496 per regio decreto. Il nome “Pianoro di San Giovanni” fa riferimento alla presenza dell’antico ordine degli ospitalieri di San Giovanni Battista, che proprio qui avevano la sua chiesa, di cui oggi resta solo il campanile e alcune fondamenta.

La costruzione della Chiesa risale alla seconda metà del XIV secolo. Sulla committenza non si può dire nulla di certo per mancanza di documenti, tuttavia si può ipotizzare una forte legame con gli ordini religiosi presenti nel territorio.

La Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria è un vero e proprio unicum sul territorio. È il perfetto equilibrio fra cultura cristiana, leggenda ed arte.

La struttura

Attraverso un portale ogivale in pietra intagliata sormontato da un bassorilievo che raffigura Santa Caterina fra due angeli si accede alla chiesa. Essa è composta da una grande sala rettangolare con tetto a capriate lignee. Nell’angolo Sud-Est della sala c’è una porta che conduce ad uno spazio che funge da sagrestia e campanile a cui si accede da via Enrico Iannelli.

Il ciclo pittorico

Dopo importanti lavori di ristrutturazione, sul finire del Quattrocento la chiesa venne affrescata con le storie di Santa Caterina. Il ciclo pittorico propone dettagliati episodi della vita della Santa, tratti dalla Legenda Aurea del domenicano Jacopo da Varazze.

La narrazione si compone di 32 pannelli di poco rettangolari, disposti su due ordini sovrapposti e incorniciati da elementi architettonici dipinti, dove si inserisce un lungo fregio con iscrizioni in lingua siciliana, ancora oggi perfettamente comprensibile. Queste iscrizioni in volgare Siciliano risulterebbero essere in Sicilia le più estese su una superficie non cartacea. La scelta del siciliano rispetto al latino, suggerisce l’intenzione dei committenti di rendere la narrazione più fruibile ai fedeli che avevano un livello medio di istruzione.

La storia inizia nel registro inferiore della parete destra. I primi cinque pannelli descrivono l’infanzia di Santa Caterina. Il primo pannello in realtà è custodito al museo Civico di Termini Imerese. Questo avvenne in seguito ad un’attività di restauro risalente alla seconda metà dell’ottocento.

Caterina naque nel 288 d.C. ad Alessandria d’Egitto, città famosa per l’importantissima biblioteca. Ella era figlia di una principessa cipriana e del re Costo. Ben presto si avvicinò alla religione cattolica con la sua nutrice, la quale un giorno ricevette la visita di un angelo che le profetizzò ciò che la giovane Caterina avrebbe affrontato nella sua vita, fino al martirio (scena rappresentata nel III pannello). Caterina è infatti ricordata come protettrice degli studi filosofici, degli ordini mendicanti, dei notai, delle sarte, delle nutrici e di molte categorie di artigiani. Dopo aver ricevuto il battesimo per infusione, Caterina sognò la Vergine Maria e Gesù bambino mentre le metteva al dito un bellissimo anello nuziale, così da farla sua sposa (scena rappresentata dal IV pannello).

Le gesta di Caterina sono narrate dal registro superiore della parete destra. La giovane, nemmeno ventenne, si scontrò con Massimino Daia, nuovo Cesare d’Oriente, durante una festività politico- religiosa organizzata per celebrare e rafforzare l’Impero romano dopo la pesante crisi del III secolo. Per l’occasione ai Cristiani venne imposto di praticare sacrifici a favore delle divinità pagane, ma il loro rifiuto provocò violenti tumulti. Così, con grande coraggio, Caterina partì dal suo palazzo per ammonire il monarca, finendo però in prigione. Inizialmente Massimino Daia si mostrò tollerante nei confronti della colta ragazza e pensò di farla ragionare, e di conseguenza convertire, portandola di fronte a ben 50 filosofi. La scena viene rappresentata nel pannello XXI dove in basso si trovano alcuni testi filosofici, mentre l’unico libro a rimanere fra le mani dei personaggi è proprio la Bibbia, indicata da uno di loro tramite una particolare gestualità delle mani. La disputa, però, non si risolvette come previsto e Massimino fu costretto a mettere al rogo i filosofi che, dopo aver ascoltato le parole di Caterina, si convertirono.

Osservando il registro superiore della parete opposta, si vede come Massimino decise quindi di passare alle maniere forti: ordinò di far straziare il corpo della ragazza con dei rampini e poi di rinchiuderla in prigione per 12 giorni senza viveri. Nella sua cella Caterina venne miracolosamente curata da alcuni angeli, mentre una colomba le portò il sostentamento attraverso le sbarre. Durante questi duri giorni di solitudine, Caterina ricevette anche la visita dell’Imperatrice Faustina e del luogotenente Porfirio, entrambi con il loro seguito di dame e cavalieri; tutti, esattamente come i filosofi, si convertirono al Cristianesimo ascoltando le parole della giovane.

Nel vederla per nulla segnata dal digiuno, Massimino decise di uccidere la ragazza facendo uso di un atroce strumento di tortura: la ruota dentata, destinato a diventare il noto attributo iconografico della Santa, insieme alla spada, al libro e alla palma della vittoria.

Il diabolico marchingegno non fece in tempo a sfiorare la vittima, poiché venne distrutto da un angelo armato di spada. In seguito all’ intervento divino, i frammenti acuminati finirono sui presenti, uccidendoli. Massimino, preso da un inarrestabile furore, decise di porre fine a questa insostenibile situazione: ordinò dapprima la decapitazione dell’imperatrice, di Porfirio, delle dame e dei cavalieri che si erano convertiti; e infine fece tagliare la testa di Caterina.

Secondo la leggenda, al momento della decapitazione, dal collo della Santa non uscì sangue ma latte (simbolo di nutrimento salvifico); e che dalle sue ossa trasudò un olio capace di guarire molti mali. Per beneficiare di questo evento miracoloso, molti cristiani, che si recavano in pellegrinaggio in Terra Santa, facevano tappa anche presso il suo sepolcro posto alle pendici del Monte Sinai, dove si dice il corpo sia stato trasportato da alcuni angeli.

Questa chiesa non affascina soltanto per l’avvincente storia così sapientemente narrata per immagini e parole, ma custodisce anche una rara iconografia, a molti sconosciuta, ossia quella dei Sette Arcangeli.

Vale la pena ricordare che questi splendidi affreschi sono oggi fruibili grazie a un’importante opera di restauro della Soprintendenza di Palermo, eseguita a partire degli anni ’90, grazie alla quale è stato possibile recuperare quelle immagini che nel XIX secolo erano state deturpate da colpi di arma da fuoco e da un uso improprio che è stato fatto di questo antico luogo di culto, essendo stato destinato a granaio e a rifugio per soldati durante la Prima Guerra Mondiale.

Video pillola Chiesa di Santa Caterina

BIBLIOGRAFIA/FOTO:

Sperandeo Roberta -“La Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria di Termini Imerese”

Irmgard Franziska Hartmann

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