Gli arazzi di Vincenzo La Barbera
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Vincenzo La Barbera, nato intorno al 1576-1577, fu un importante pittore e architetto termitano. Allievo di Antonino Spatafora (che tenne bottega proprio nella città di Termini Imerese tra la fine del XVI e il primo decennio del XVII secolo) e di cui sposò la figlia, espresse la sua poliedrica vena creativa anche nella realizzazione di disegni per arazzi.
Questa sua attività è documentata da un atto del 24 ottobre 1623 del notaio palemitano Vincenzo Scoferio che attesta la realizzazione di un paliotto, per la Chiesa dei Padri Gesuiti di Termini lmerese, ad opera del maestro ricamatore spagnolo Andrea Assini《cunforme allo designo fatto per Vincentio La Barbera》.
Sono attribuiti all'artista termitano i disegni preparatori per la serie di arazzi ricamati, realizzati nel XVII sec., provenienti dal castello di Caccamo e appartenuti a Giuseppe Amato duca di Caccamo e principe di Galatina e risalenti alla famiglia Enriquez-Cabrera, che fanno ora parte della collezione del Museo Civico di Termini.
La serie è costituita da due arazzi di piccole dimensioni con vedute di paesaggi e architetture e due paliotti di grandi dimensioni rappresentanti “Coriolano respinge le proposte di pace” e “Coriolano cede alle preghiere di Volumnia e Vetruria di non assalire Roma”, esposti nella Chiesa Maria S.S. della Misericordia, costruita nel XV secolo e annessa fisicamente al Museo.
I paliotti testimoniano la tipica tecnica siciliana di esecuzione del punto pittoresco e del punto lanciato. L'aggiunta di preziosi grani di corallo che arricchiscono le vesti dei personaggi, particolarità della manifattura trapanese degli ornati, risale a un'epoca postuma, al barocco, ma in generale i drappi mantengono uno stile manierista a cui l'artista era fortemente legato, che conferma la sua paternità dei bozzetti preparatori. Un altro dettaglio che si può rilevare in un'opera del Barbera è la figura dei soldati che rimanda a quello presente nel “Martirio
di Sant'Agata”, datato 1600, in cui compare la firma dell'artista, esposto sempre al Museo Civico.
SITOGRAFIA/FOTO:
Gaia Cipolla